Capitolo 51

20 giugno 1985

Arrivai per secondo al negozio. Prima di me, solo Florian.
Lo vidi maneggiare un foglio.
Dissi: – Oddio, anche Ralf.
– Già.
– Siamo rimasti in due. Penso che questa sia la fine dell’avventura.
– Non sbagli. Tocca anche a te tornare alla tua vita normale, a casa tua, alla tua università.
– In effetti i corsi stanno per finire, e ci sono gli esami…però qui mi trovo bene.
– A vendere o a contrabbandare?
– Tutti e due. Il fare qualcosa di pericoloso, ma coperto da un’attività normale.
– Tu hai visto troppi film. Mi prometti che completi i corsi e poi torni a casa.
– Ci proverò. Ma cosa dice Ralf?
– Anche lui si è cagato.
– Ok.
Florian non pianse, non si commosse. Era rassegnato anche lui. Anzi, sembrava piuttosto che fosse contento, in fondo. Che volesse anche lui chiudere questa parentesi.
– Come faranno a sapere che non daremo più dischi?
– Lo sanno già. Sanno sempre tutto, quasi prima di noi stessi.
– Capito. Quindi niente consegna domani?
– No. Niente più strani calcoli per capire quando si deve consegnare, niente più strani  dischi e marchi in cambio. E’ tutto finito. Questa volta per davvero.
– Quindi ci dividiamo, ora?
– Ancora no, scusa. C’è il negozio…
Aprì un pacchetto di sigarette.
– Non dovrei, il dottore me l’ha proibito. Ma in momenti come questo mi servono. Vuoi?
Non fumavo da quando avevo 15 anni. Ho sempre preferito una buona birra per rilassarmi. Ma c’era solo quello.
Eravamo all’entrata. Pioveva a dirotto, un tipico temporale estivo.
La gente scappava sotto la pioggia, proteggendosi la testa con buste di plastica o giornali.
Florian si girò verso di me, con la bocca piena di fumo.
– Forse dovremmo prenderci la giornata libera, chiudere il negozio.
– Perché?
– Oggi non ho proprio voglia di lavorare.
Alla radio passava una canzone di Nick Cave.
– Il mese prossimo suona a Berlino. Vai a vederlo?
– Certo, ma se vieni anche tu.
– Chiederò alla mia dolce metà.
– Mio dio, Florian, ma non ti fa fare nulla?
– Sospetta che abbia un’amante, per via dei ritardi la sera…sai, le consegne. In fondo è un bene che torni tutto com’era prima. Meno problemi a casa.
– Si, ok…
– Dai. Lo so che tu avevi un ideale. Il problema è che ce l’avevo anche io, un vecchio panzone con una moglie rompipalle. Alla mia non si dovrebbero avere ideali così alti, di cambiare il mondo con dei dischi. Eppure io ce li avevo.
– Capito.
Ancora prima di finire la sigaretta, entrò a prendere le chiavi e disse che avrebbe chiuso lui.

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