Capitolo 54

Sono già nella stanza.
L’ho presa nel primo albergo che ho trovato. Guarda caso è proprio un albergo a tema DDR.
Mi hanno detto che ce ne sono molti qui, anche perché una delle prime attrattive è un importante museo della “Vita nell’Est”.
Ma mi trovo bene. E’ come se la spartanità stessa della stanza mi appartenga. Penso proprio mi troverò bene.
I colori che sono fuori dalla finestra, rimangono fuori. Qui dentro tutto le foto sono in bianco e nero, o meglio in giallino e marrone, con una Trabant, il bacio tra Honecker e Breznev, e un manifesto della festa dei 20 anni della DDR.
A parte le foto, è molto simile alla stanza da letto del mio appartamentino di Hof, tanto che è naturale per me svuotare lo zaino pieno di musicassette sul tavolo.
Entra una cameriera.
– Musicassette! Non le vedevo da almeno 15 anni.
– Già.
– Comunque questa la offre la casa.
Saponetta! Ingoio il sarcasmo e faccio un sorrisetto.
– Grazie.
Continuo a pensare. Alla fine anche se mi dovessero venire dei dubbi dovrei pensare alle conseguenze.
Le conseguenze sono la peggiore differenza tra il mondo reale e quello dell’immaginazione.
Quando si immagina, non si bada alle conseguenze, si fa andare la fantasia e quando si vuole smettere, basta. Poi si può ricominciare. Non ci sono conseguenze, è come nei cartoni animati. Ti arriva un’incudine in testa, ma nella scena dopo non hai nemmeno mal di testa.
Scendo nella piccola reception.
Nelle scale è pieno di foto che rappresentano la vita nella DDR. Contadini e operai. Mi chiedo il significato.
Incontro la stessa cameriera di prima, davanti al quadro delle chiavi.
– Fa anche la receptionist?
– Simpatico.
La titolare esce dal retro.
– Dica.
– Niente, volevo lasciarle le chiavi.
– Grazie.
– Ma tutte queste foto le ha raccolte negli anni?
– No, no; le ho prese ad un mercatino dell’usato. Sa, io sono arrivata qui dalla Polonia 5 anni fa, e ho preso quest’albergo in gestione quando il vecchi titolare è andato in pensione. Ho aggiunto le foto della DDR perché in TV hanno detto che è pieno di gente che viene per via della Ostalgie, sa…
– So perfettamente. Piuttosto, mi dice dov’è la stazione di polizia più vicina?
– Perché, ha subito un furto?
– No, dovrei preoccuparmi?
– No, si figuri. Però chiuda bene.
Era evidente che questo albergo non rispetta proprio tutti gli stereotipi della DDR.
Mi faccio indicare dov’è sulla cartina, ed esco.  Tira un forte vento.

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