Capitolo 56

Questa volta una cosa semplice.
– Un whisky. Doppio, grazie.
Vedo la pioggia cadere, dalla vetrata.
Ho sempre amato la pioggia. Mi ricorda quando ho perso delle giornate intere ad annusare l’aria rinfrescata, affacciandomi alla finestra, da quando mi preparavo il caffè appena sveglio.
Mi manca poltrire così.
Quando si è abituati a non far nulla, è difficile vedere occupate le proprie giornate da qualcosa che non sia, ad esempio, il vedere pigramente le quotazioni dei vinili, per capire quanto si può spennare il pollo che ti manda un e-mail per quel disco, edizione originale della Germania Est.
La collezione di vinili è l’unica cosa che mi rimanga di quel periodo. A parte le cianfrusaglie, e quelle palle di vetro con la neve.
Non ho mai capito se avessero un nome particolare. So solo che le odio. Non mi piacciono, a parte quella della Costa Brava. Mi fa sempre morire dal ridere.
Ma la collezione di vinili è più importante. Per sopravvivere ne ho venduto una parte, per lo più dischi che non mi interessano, e soprattutto, dopo che li ho già duplicati, su cassetta.
Osservo il bicchiere. Lo giro, in una maniera quasi propiziatoria per capire il da farsi.
Innanzitutto devo chiamare il commissario, e poi aspettare.
Frank…Franz Stein e Johnny Smuzdzak si conoscevano. Johnny Smuzdzak ha ucciso Franz Stein. Klaus Dabringer ha ucciso Johnny Smuzdzak.
Perché? Ne sono proprio certo? Dove sono le prove?
Perché se non ho la pistola sottomano non posso essere certo dell’omicidio?
– Perché qui funziona così. Nel tempo le armi si modificano a causa dell’usura. Ci sono ampie probabilità che sia quella, ma non è una prova schiacciante. Per ora tienilo a mente, le pistole che hanno sparato sono quelle di Johnny Smuzdzak e di Franz-Paul Östertag.
– Capito.
Ho fatto il numero completamente sovrappensiero.
– Ho trovato il vero nome di Frank Schadel. Si chiamava Franz Stein. Coincide perfettamente. Vedi se hai armi che gli appartengono, o cose che ci possono essere utili. Tipo se era agente nell’Est.
– Sai che puoi fare di più tu con una visita a Norimberga.
– Lo so. Per questioni burocratiche non dicono nulla al telefono…
– Capisco.
– Quindi vedi tu di fare quello che puoi all’Interpol. Penso che un po’ di pepe al culo l’abbiano anche loro per risolvere questo caso.
– Infatti. Però meglio che non si sappia troppo in giro che sei tu a condurre le indagini.
– Perché mai scusa?
– Potresti fare la fine di Johnny e Frank.
– Non penso.
– Comunque stai attento. Non credo che questo cattivo ami i monologhi. Non siamo nei film.

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