Capitolo 59

Se devo indicare un giorno nel quale mi sarebbe piaciuto tornare a casa, infilarmi nelle coperte fino al naso, magari con una bella birra sul comodino, è questo.
Però sono a parecchie centinaia di chilometri da casa, e le coperte non sono le mie.
Mi accontenterò della birra.
Ho appena evitato la padrona dell’albergo, per salvarmi dall’ulcera che mi sarebbe venuta se avessimo parlato ancora dell’arredamento.
Fosse per lei metterebbe anche un poster delle celebrazioni dei 50 anni della DDR. Anche se è crollata prima.
Devo contattare il commissario.
– Ciao. Novità?
– Sì. Ora so che faccia ha Klaus Dabringer. Ma devo tornare a Norimberga.
– Perché?
– Ho scoperto, quasi per caso, che Franz Stein conosceva sia Johnny Smuzdzak, sia Frank-Paul Östertag, sia Klaus Dabringer.  So cosa hanno in comune.
– E per via della burocrazia devi andare lì.
– Già. Ma non ho molta voglia.
– Hai paura?
– No, è che sta finendo la spinta.
– Che spinta?
– La spinta che si ha quando si inizia un progetto. Quando fai partire un progetto, tutto ti viene naturale, spontaneo. Non hai bisogno di scadenze, e liste di cose da fare. Segui la corrente. Poi a metà, la corrente si inverte. Ti ritrovi come un merluzzo che cerca di risalire la corrente.
– Un salmone.
– Che?
– Sono i salmoni che risalgono la corrente.
– E i merluzzi lo sanno fare?
– No.
– E allora.
– Comunque non puoi mollare adesso. Devi andare a Norimberga e cercare di chiudere tutto.
– Ma chi ti ha detto che non devo andare? Solo, non ora.
– Come non ora? Vuoi farti trovare da Klaus?
– In effetti no. Bravo, mi hai fatto cambiare idea.
– Grazie. Comunque mi serve poco.
Forse è meglio se la birra la prendo al bar.
Scendo le scale, già pronto per partire, e pago alla receptionist.
Il treno, se la memoria non mi inganna, ci metterà ancora un po’. Meglio aspettare al caldo.
Arrivo al bar. Mi siedo.
Oh dio. Questa canzone.
Sempre Lloyd Cole. Sempre Perfect Skin.
Sorseggio lentamente e vedo le facce degli altri sorridere come se la conoscessero già.
Almeno è servito a qualcosa. Alle volte non è la birra in sé che ti tira su, ma il luogo in cui la bevi.
Ora immagino la venditrice di biglietti. Non fa niente che è ad Hof, a parecchi chilometri da qui. So che sta ridendo. Magari pensa che non ci sia un motivo, invece c’è. Devo ancora comprare i biglietti del treno.
Meglio andare. Il treno parte tra un’ora.

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