Capitolo 63

– Pronto?
– Sono io. Il nostro uomo è Klaus Dabringer.
– L’hai catturato?
– No.
– Sono cazzi, allora.
– Perché?
– Se contava tanto, allora penso sia ancora potente.
– Probabile. Oppure è disperato.
– Comunque, che prove hai?
– Una musicassetta.
– Non ne sento parlare almeno da quindici anni. Avevo le ultime in macchina, poi ho messo l’autoradio col CD. Che c’era sopra?
– L’ultimo di David Bowie.
– Dai, cretino.
– C’era l’ultimo messaggio di Paul. Dice che è stato Klaus a ucciderlo. Ho finito, qui.
– No. Hai finito un cazzo. Devi trovare Klaus, ora.
– Come?
– Pensi davvero finisca qui?
– Certo! Dopotutto eri tu che mi aveva detto di lasciar stare molto prima. Come mai ora hai cambiato idea?
– Te l’ho detto, penso abbia ancora del potere.
– Io invece penso che saprò presto che ha finito i suoi giorni. Penso che abbia finito con la vendetta e sia tempo di farla finita.
– Come vuoi. Ma cerca di trovarlo. Vivo o morto.
– Più parlo con te, più mi sembra di essere finito in un film noir. Però senza sesso.
– Magari è proprio così.
– Ora sistemo le ultime cose in sospeso qui a Hof.
– Capito. Ci sentiamo quando hai nuove.
– Ok.
La prima cosa è richiamare Ralf e Florian. Marty è una pagina che non ho molta voglia di riaprire per ora. Soprattutto ora che inizio a pensare al sangue di suo fratello che cola dal mio soffitto. Brrr.
Meglio parlare con loro due. Cercare di chiarire gli ultimi punti rimasti in sospeso.
Prima cerco di chiamare Ralf.
– Sì?
La segretaria.
– Cerco Ralf Hübschman. Dica che sono sempre io.
– Ok. Aspetti.
– Sono io. Dimmi.
– Quando ci possiamo vedere?
– Anche subito. Oggi giornata di calma relativa.
– Capito. Arrivo tra poco.
Sono lì dopo pochi minuti.
– Allora? Hai risolto?
– Sì. Diciamo che manca poco, ma va bene già così.
– Sono contento per te. Mi ha fatto piacere rivederti. Quando parti?
– Ancora non lo so. Penso di stare ancora qualche giorno.
– Capito. Che cosa devi fare?
– Sistemare le ultime cose; se riesco, vorrei anche parlare con Klaus Dabringer.
Gli scappa un sorriso.
– Lo conosci?
– Il vecchio? Certo che lo conosco, lo conoscono tutti. Si fa chiamare tenente colonnello, anche se non ha raggiunto quel grado. Pensa ancora di contare qualcosa, ma in realtà siamo noi ad alimentare questo suo pensiero.
– Sicuro? Ho le prove che abbia ucciso lui le tre persone di cui ti parlavo.
– Oh cazzo.
Il sorriso è scomparso.
– Ma lui abita qui?
– Sì, si è trasferito da pochi anni. Non pensavo, non pensavamo, potesse fare del male.
– Capita. Ora vedrò di trovarlo.
Un pezzo grosso che diventa un vecchio rincoglionito e sbeffeggiato. Ecco perché è impazzito.
A terra vedo dei ritagli di giornale.
Merda.

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