Capitolo 65

Mi risveglio. Suona il telefono.
– Mi hanno detto di dirti che Klaus Dabringer è morto.
È il commissario.
– Lo so. Ero lì fino a poco prima.
– Me l’hanno detto. Comunque stai tranquillo. Ora puoi tornare. L’arma che hanno trovato è compatibile con quella degli omicidi.
– Bene. Risolvo gli ultimi conti in sospeso e torno.
– Ok. Grazie.
– Grazie a te.
Scendo in reception ad aspettare Florian. L’ho chiamato per ricordarmi un po’ i vecchi tempi. Fare un giro. Parlare. Ne ho bisogno.
Lui è fuori. Fuma un sigaro. E’ fuori dalla sua Talbot 1000.
Mi fa un cenno ed entriamo.
Si parte.
– Va ancora?
– Certo.
– Ti ricordi quando sei venuto da me a riprendertela?
– Certo.
Florian vede dritto davanti a sé. Il sigaro penzola producendo solo un filo di fumo. Hof si è abbondantemente svegliata, anche se il sole non è ancora sorto del tutto di fronte a noi.
Florian continua a vedere fuori. Appare concentrato.
– Ma dove stiamo andando?
– Non ti ricordi? Ok, non percorrevamo questa strada di giorno, però immaginalo…
– Ho capito.
La luce ci costringe ad abbassare il parasole.
Il cartello per Plauen è arrivato, usciamo prima come al solito.
Siamo quasi arrivati.
È strano non trovare più il filo spinato, e gli avvisi di non oltrepassare.
In effetti, noi siamo sempre stati ligi a quel divieto.
Siamo arrivati. Florian ferma la macchina ed esce.
Si accende un altro sigaro.
– Pensare che noi siamo venuti qua per quanto? Un anno e mezzo?
– Più o meno.
– Ora è rimasto solo il prato. Se non avessi seguito quello che ricordo a memoria non l’avrei mai trovato.
– Capisco. Ma sei ancora legato a quello che abbiamo fatto? Sai che ti hanno abbindolato quelli della Stasi?
– Devo ammettere che ci faccio una brutta figura. Però ci sono legato, dopotutto. È stata una bella esperienza.
– Già. Ci siamo divertiti.
Lo guardo. Per un momento, un solo momento, siamo tornati nel 1985, io sono di nuovo uno studente fallito e lui un quaranta-cinquantenne gestore di un negozio di dischi che naviga in cattive acque.
– Ci siamo divertiti davvero.
– Ma poi pensi di rivedere Marty?
– No, non penso. Mi è morto praticamente il fratello davanti, non ce la faccio. Poi quello che dovevamo dirci, l’abbiamo detto. Mi farei solo del male.
Scuse puerili.
– Già, capisco. Ma io non ho capito una cosa.
– Dimmi.
– Alla fine hai, ehm, con lei?
– Sì, una volta.
– Lo sapevo.
– Piuttosto, mi fai fare un tiro?
– Allora siamo tornati davvero ai vecchi tempi.
– No, è solo un tiro. Poi torniamo a casa, perché tua moglie brontola.
– Bravo, ricordi bene.

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