Capitolo 66

Torniamo verso Hof. Rivedere anche il punto, quel punto, mi ha fatto affiorare tanti ricordi.
Quel punto dove ho intravisto, nell’oscurità, tutte le persone coinvolte in questa faccenda. I loro volti si sono sparpagliati nella mia testa, spostati ai limiti estremi della mia memoria, anneriti oltre che dall’oscurità, anche dalle nebbie del tempo.
Florian riceve una telefonata. È la moglie. Gli dice che può fare con calma, perché lei è ancora dalla parrucchiera.
– Andiamo al nostro vecchio bar?
I capelli brizzolati sembravano ancora più bianchi controluce. Un dubbio attraversa la mente. Se lui sapeva con chi avevo a che fare, perché non mi ha mai avvisato? Dopotutto era stato sfruttato, ma sapeva. Aveva ricevuto anche lui lo stesso frontespizio che ho avuto io…
Meglio non pensarci. Dopotutto ho visto il terrore nei suoi occhi quando abbiamo parlato del rapporto della STASI.
Andiamo verso il bar. Passiamo davanti alla nostra vecchia sede.
Il ristorante vegetariano ha chiuso. È il karma. Mi giro verso Florian.
– Come mai?
– La crisi.
– Capisco. Ma apre qualcos’altro al posto suo?
– Una libreria.
– Una libreria? Di questi tempi? È un suicidio economico, lo sai.
– Sì, ma è diverso. Ci sono io di mezzo.
– Ti rimetti in gioco?
– Sì.
– Come sì? Che cosa è cambiato in questi giorni?
– Ho visto te. Ho rivisto lo spirito di quei tempi, e voglio riviverli.
– Non hai paura di fare un vaso incollato?
– Cosa?
– Un vaso incollato. Quando rompi un vaso, e cerchi di incollarlo, le pieghe si vedono.
– E se le ridipingi?
– E se le ridipingi…
– Ti ho fottuto. Sei il solito. Pensi di avere tutte le risposte.
– In realtà no. Tutte no. Solo quelle necessarie.
Ridiamo.
– Ma non hai paura di perderci soldi?
– Certo, anzi, ne sono sicuro. Ma non sarò il capo. Metto solo il locale e do una mano. L’importante è rimettersi in gioco.
– Già. Rimettersi in gioco.
– Tu non l’hai mai fatto?
– Sono qui, no?
– Sì, ma non ti sei rimesso in gioco. Hai solo voluto dimostrare qualcosa.
Abbozzo un sorriso. In effetti, è vero, ho solo voluto dimostrare qualcosa, e mettersi in gioco significa entrarci con tutte le scarpe, di nuovo.
– Penso che non sia ancora il tempo di rimettersi in gioco.
– Dopo venticinque anni? Penso proprio di sì, invece.
– Che ne sai tu? Non posso aver fatto qualcosa?
– Se l’avessi fatto, non saresti venuto qui.
– Giusto.
Finiamo di bere. Florian esce.
Poi rientra.
– Comunque, tieni il mio numero. Questa volta non perderlo.
– Provvederò. Ciao.
– A risentirci.

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