Capitolo 67

Arrivo nella stanza e mi stendo sul letto.
Apro una birra che ho preso al supermercato. Il frigo-bar è troppo costoso per i miei gusti.
Tlac.
Un sorso.
Non mi sono mai messo in gioco.
È vero. Niente discussioni. Non c’è stata, al di fuori dell’operazione Black Vinyl, una sola volta nella quale abbia messo davvero tutto me stesso.
Immagino sopra di me una nuvola di fumo, come se stessi fumando.
Un sorso.
Forse dovrei trovare il modo di andare avanti, di cambiare finalmente qualcosa.
Devo pensare a me stesso.
Alla fine questi pensieri sono a metà tra un oroscopo qualsiasi e il finale di Big Kahuna.
Meglio iniziare a prepararmi.
Un sorso.
Un altro sorso.
Squilla il telefono.
– Ciao.
Era il commissario.
– Cosa c’è? Qualche altro casino?
– No, tutto ok. Volevo solo augurarti un buon rientro. Hai bisogno di uno strappo quando torni?
– Sì, grazie.
– Tutto ok?
– Mi hai interrotto nel bel mezzo di una crisi esistenziale.
– Ovvero?
– Mi hanno fatto notare che non mi sono mai messo in gioco.
– Beh è vero.
– E perché non me l’hai mai detto?
– Pensavo lo sapessi. Normalmente una persona non si lascia andare così senza pensare di non mettersi in gioco.
– Capito.
– Quindi? Pensi di cambiare?
– Vedremo. Adesso sono consapevole. Se lo riterrò necessario cambierò.
– Bene. Quando hai il treno?
– Uscirò da qui appena finisco la birra.
– Allora ti lascio finire. Ciao. A tra poco.
– A tra poco.
Un sorso. L’ultimo.
Pago con la carta di credito. Un sorriso e via.
Non so come abbia fatto a rimanere lì, dopo tutto quello che è successo.
Cammino lentamente, assaporo i viali alberati. Sembra debba cominciare a piovere da un momento all’altro.
Forse mi mancheranno di nuovo.
Arrivo alla stazione. C’è la solita bigliettaia. Anche se ho il biglietto di ritorno, mi avvicino.
Mi sorride.
– Sa, se fossimo in un film francese, finiremmo insieme.
Mi guarda stranita. Poi sorride di nuovo.
– Già. Questa volta non prende il biglietto?
– No. L’avevo già pronto da quando sono arrivato.
– Ah. Allora arrivederci.
– Arrivederci.
Sembrava dispiaciuta. Mi giro per guardarla.
E la biglietteria diventa in bianco e nero.
Meglio che la smetta di sognare e vada al treno.
Entro, mancano circa cinque minuti alla partenza.
Tiro fuori il walkman.
Vedo i diari.
Penso sia una buona idea dargli una lettura durante il viaggio, prima che si riempiano di nuovo di polvere.

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